Con pepata faccia tosta, mettiamo sotto processo Mario Adinolfi, con l’accusa di non aver convinto una parte del mondo cattolico scettico sul nuovo movimento del Popolo della Famiglia. Adinolfi sta al gioco e rivela in esclusiva per Pepe tutta la verità sugli avvenimenti e sulle ragioni che lo hanno mosso al “grande strappo” con il Family Day. Poi, non contento, passa al contrattacco, lanciando a sua volta una grande sfida ai credenti.

 

Poco più di un mese fa Mario Adinolfi (con Gianfranco Amato) ha annunciato la nascita del movimento politico del “Popolo della Famiglia” (PDF), considerando necessaria una svolta radicale nell’esperienza del Family Day. Per la prima volta, ora, lo stesso Adinolfi risponde alle accuse circolanti in quel mondo cattolico scettico su quest’operazione, rivelando in esclusiva per Pepe tutta la verità sugli avvenimenti e sulle ragioni che lo hanno mosso al “grande strappo”. Il sottoscritto funge quindi da improvvisato tribuno della plebe cattolica, ponendo al fondatore del Popolo della Famiglia 5 grandi accuse che questo mondo gli muove. Adinolfi non si tira indietro e anzi passa al contrattacco, lanciando a sua volta una grande sfida ai credenti.

 

Prima accusa: vuoi fare un nuovo partito per incassare una piccola percentuale e poi rivenderla al miglior offerente.

‹‹ Quello che molti non sanno è che io non sono un convertito. Sono stato un alunno dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Come studente liceale ho partecipato a un’esperienza studentesca importante chiamata “Presenza Cristiana” che ho portato a vincere a Roma negli anni ’80, contro le liste comuniste dell’epoca. La storia della mia vita attraversa tutte le vicende del cattolicesimo politico e della Democrazia Cristiana. Martinazzoli mi ha chiamato come più giovane fondatore del Partito Popolare, di cui divento membro esecutivo. Poi il PP si scioglie e entro nel Partito Democratico, diventandone candidato alle primarie e poi membro della direzione nazionale e deputato. Quindi la mia carriera politica tradizionale “l’ho già fatta” e avrei potuto proseguirla senza problemi. Invece, alla fine decido una cosa importante: non ricandidarmi alle elezioni del 2013 per il PD. E lo faccio per una scelta fondamentale: non ritrovavo più nel PD guidato da Bersani l’ideale che mi aveva mosso fin da ragazzo e che mi aveva portato a guidare quelle liste nate nelle scuole cattoliche. Se avessi voluto coltivare un’ambizione personale ero comodissimo: ero tra i pochissimi parlamentari renziani e la vicenda attuale del PD insieme alla mia notorietà televisiva mi avrebbe garantito una rendita pressoché sicura. Se io adesso stessi facendo tutto questo solo per riottenere quello che avevo già, sarei semplicemente un cretino. E io ho tanti difetti, ma non sono un cretino ››.

 

Seconda accusa: ti sei impadronito del logo del Family Day all’insaputa del Comitato Organizzatore.

‹‹ Intanto, non c’è nessun logo del Family Day. Io insieme a Gianfranco Amato sono stato tra i protagonisti del Family Day. Sulla terrazza di casa mia si è costituito il Comitato “Difendiamo i nostri figli”. Il primo Family Day di piazza San Giovanni nel giugno 2015 è stato un atto sostanzialmente voluto da Kiko Arguello del Cammino Neocatecumenale, vero artefice del successo di quell’esperienza. Dentro questa vicenda ho svolto un ruolo non marginale: con i circoli “Voglio la mamma”, nati dal libro omonimo che ho scritto, avevamo convocato l’assemblea del Palalottomatica, il più grande spazio coperto d’Italia, che abbiamo annullato (anche con perdite economiche) per aderire al Family Day proposto da Kiko Arguello. Mi prendo il piccolo merito di aver forse “innescato” quest’esperienza, sacrificando il nostro raduno di poche decine di migliaia di persone in favore di un raduno di mezzo milione di persone. A maggior ragione al Circo Massimo, nel secondo Family Day del 30 gennaio, insieme a Gianfranco Amato abbiamo rappresentato qualcosa di importante, in una piazza che è andata anche oltre il primo Family Day. Qui c’è stata una prima distinzione all’interno del comitato organizzatore: io mi sono battuto perché fosse presente alla manifestazione anche Kiko Arguello mentre altri preferivano che non ci fosse. Dentro questa prima differenza si leggevano due diverse strategie d’azione nel seno del Comitato: una strategia era finalizzata all’obiettivo di essere incidenti sulla realtà (mettendo in campo quelli che potevano incidere di più, come Kiko Arguello), con la visione politica che io e altri abbiamo portato; l’altra strategia era quella di formare un’area di pressione culturale, una sorta di lobby. Il problema è che il 30 gennaio abbiamo fatto la più grande manifestazione che si ricordi in Italia del mondo cattolico organizzato e 25 giorni dopo 173 senatori in stragrande maggioranza cattolici hanno votato il ddl Cirinnà: questo fatto ha certificato che l’operazione lobbistica è fallita. In totale trasparenza, io e Gianfranco Amato segnalammo fin da prima del secondo Family Day che era necessario trasformare il Comitato in soggetto politico e non fare solo attività lobbistica, perché i politici ci avrebbero probabilmente preso in giro, cosa che poi è avvenuta. Dentro il Comitato, con e-mail messe per iscritto da me e Amato, tutti erano informati delle intenzioni che avevamo ››.

 

Prima dicevi che anche Kiko Arguello era più orientato verso una strategia di azione diretta?

‹‹ No, io dico che Kiko Arguello è stato l’anima di questa operazione. Massimo Gandolfini, luogotenente di Arguello in questa battaglia, ha ritenuto a un certo punto che Kiko dovesse essere messo da parte. Io ho valutato questo come un errore. Ho detto a Gandolfini direttamente: o fai tu il soggetto politico (quello che auspico) e io mi ci iscrivo facendo il soldato oppure se non lo farai tu lo farò io. Questo l’ho detto faccia a faccia, alla presenza di un membro del Comitato (e non del Popolo della Famiglia) che può testimoniare tutto questo, perché sia spazzato il campo dall’idea che io abbia fatto questa cosa all’insaputa dei miei compagni di lotta. Del resto, chi ricorda il mio discorso al Circo Massimo sa che il mio è stato l’unico discorso politico, in cui ho espresso con chiarezza che la novità di quel popolo, dato per disperso, era il fatto di essere ricomparso sulla scena per incidere e farsi ascoltare dal palazzo. Ho pronunciato io per primo la famosa frase “Renzi ci ricorderemo”. Voglio dire che Renzi è un amico, con il quale ho fatto il Family Day del 2007, ma ora devo combattere in nome di quegli ideali che prima ci univano e ora non ci uniscono più ››.

 

Terza accusa: se il PDF andrà male, trascinerà con sé anche il Family Day.

‹‹ È un’accusa inconsistente. Se il PDF andrà male, come molti auspicano stando alla finestra, tutti diranno che la colpa è di Mario Adinolfi che ha fatto un atto imprudente (e io me ne assumerò la responsabilità) e non del Family Day. Non credo che nessuno si esimerà dal lanciarmi contro la sua pietra ››.

 

Quarta accusa: può un divorziato rappresentare davvero il punto di riferimento di un movimento che gioca tutto sulla famiglia?

‹‹ Io rispondo che solo chi ha vissuto la tragedia del divorzio sa valorizzare con esatta percezione il significato di una famiglia unita. Però non rispondo sul piano personale: ognuno si faccia di me l’opinione che vuole. I miei scheletri hanno una bella caratteristica: li ho messi in piazza io, da sempre. Non può essere scoperto nulla su di me, perché qualsiasi cosa l’ho resa nota io, compresi gli errori fatti in gioventù. Quando in Messico il governo massonico – qualche decennio fa – voleva chiudere le chiese e negare la libertà ai cattolici, ci fu la necessità di andare in battaglia. I cristiani allora – i “cristeros” raccontati nel bel film “Cristiada” – dovettero scendere in battaglia. Bene, che generale si scelsero? Un ateo. Nel combattere, questo generale finì per morire con un enorme crocefisso al collo. Perché il meccanismo che poi salva anche la persona, anche l’ultimo dei peccatori come me, è che quando entrano in  battaglia e danno anche la vita, c’è una catarsi personale, che diventa anche collettiva e crea le condizioni per la vittoria possibile. Sarebbe bellissimo che il PDF fosse guidato da santi, ma ne abbiamo trovati pochi che volessero prendersi questa briga. Ricordiamoci che Dio ha questa grande caratteristica: di essere Dio e quindi di potersi servire anche delle lampadine fulminate come il sottoscritto ››.

 

Quinta accusa: come si può votare un movimento monotematico sulla famiglia, quando in ballo ci sono anche altri temi decisivi per il paese?

‹‹ Ovviamente il PDF non è monotematico, ma vuole parlare attraverso il prisma della famiglia di tutte le questioni rilevanti che riguardano il governo del paese. Abbiamo scritto una serie di orientamenti programmatici in 26 punti, non su un punto solo. Chi sceglie il Popolo della Famiglia sa che sceglie un orientamento molto evidente e una declinazione programmatica molto evidente. La finalità del PDF è andare al governo del paese ››.

 

Un popolo enorme – quello del Family Day, forse il più grande dell’era repubblicana – è sceso in piazza e la politica gli ha votato compatta contro, cattolici compresi. Perché?

‹‹ Perché quel popolo non aveva rappresentanza politica diretta, non partecipava al tavolo di gioco, per usare una metafora a me cara. La politica con scaltrezza ha strumentalizzato questo popolo senza concedergli quasi nulla, poiché al tavolo non c’erano giocatori capaci di giocare le carte del popolo. La piccola vittoria del Family Day è stato lo stralcio dell’articolo 5, sulla famosa stepchild adoption, ma come sai tre giorni dopo questa è rientrata dalla finestra grazie alle sentenze dei tribunali. Senza una vittoria totale sulla legge (che non è stata ancora approvata, ricordiamolo) non abbiamo portato a casa nulla. E per farlo occorre una rappresentanza politica diretta di persone che non negoziano sui valori non negoziabili ››.

 

È finita l’epoca dei cattolici come “lievito” di altri partiti?

‹‹ Assolutamente sì. I cattolici si sono dimostrati un lievito andato a male. Passano ormai solo i cattolici obbedienti alle cordate di potere. Per fare un esempio, ho battagliato per due anni sulla stepchild adoption proprio con politici cattolici. I cattolici nei partiti si sono adeguati ai meccanismi di selezione della classe dirigente e sono diventati fedeli a qualche capobastone, dimenticando che tra Mammona e il Signore bisogna seguire il Signore ››.

 

Però i cattolici non si ribellano per nulla all’attacco del potere, anzi vedo in giro una gran voglia di ritirarsi definitivamente dalla politica per vivere solo della testimonianza privata, personale.

‹‹ Hanno fatto tutti la “scelta religiosa” di Azione Cattolica di un quarto di secolo fa. Il mondo cattolico organizzato, con l’eccezione del Cammino Neocatecumenale, ha scelto di non confrontarsi più con la fatica della contemporaneità. La scelta è di aggregarsi in un piccolo contesto di natura culturale-lobbistica sperando in un successo nel giro di qualche decennio. Quello che non capiscono è che nei prossimi 12 mesi – 12 mesi – quel che resta della cultura fondata sui valori non negoziabili potrebbe essere letteralmente travolto. Nella settimana successiva all’approvazione in Senato della legge Cirinnà il menu è stato il seguente: il lunedì Serracchiani e Boschi proponevano la legge sulle adozioni per i single e addirittura per gli omosessuali, il martedì si discuteva in Commissione il divorzio-lampo (il breve già non basta più) e il giovedì in Commissione Giustizia si è passati a discutere il progetto di legge sull’eutanasia. È stata impressa un’accelerazione mostruosa, accompagnata dall’azione dei tribunali (la Cassazione ha legittimato per la prima volta una pratica di utero in affitto eseguita in Ucraina) e da un’azione mediatica tambureggiante che non ci fa passare puntata di Amici di Maria De Filippi senza bacio omosessuale con annesso entusiasmo delle folle. Non abbiamo davanti decenni: in 12 mesi potremmo essere travolti dal punto di vista normativo. Non basta più la convegnistica, serve un manipolo di persone che facciano battaglia politica. Mai come oggi. Altrimenti passeranno norme devastanti, importate da culture diverse dalla nostra, che faranno danni irreversibili. Quindi o piantiamo una bandierina che inceppi i meccanismi del sistema – e il  Popolo della Famiglia è esattamente questo – oppure il prezzo da pagare sarà colossale per le nuove generazioni. C’è una complicità paradossale da parte di chi, cattolico, si auto-esclude dalla politica. E’ determinante che ci sia un soggetto che affermi di non negoziare sui temi non negoziabili. Si tratta di una vera e propria ferita alla democrazia, perché l’assenza colpevole di tale soggetto è una perdita non solo per i cattolici ma per l’intero sistema democratico: dopo l’eliminazione dei cattolici dalla scena politica potrebbe toccare ad altri ››.

 

La Chiesa con i suoi pastori ha percepito il problema?

‹‹ Ho preso sul serio Papa Francesco quando all’assemblea permanente della CEI ha detto che i laici devono assumersi la loro responsabilità e non avere più vescovi-pilota. Io sono l’ultimo dei peccatori e non dirò certo ai vescovi come devono operare e tantomeno al Papa. Percepisco che nella base cattolica c’è una grande simpatia per chi difende i valori non negoziabili in modo netto e coraggioso. Il Family Day, nato da questa spinta dal basso, non è stato amato dalle gerarchie per niente, anzi si è cercato di condizionarlo in tutte le maniere ››.

 

Hai parlato spesso di principi non negoziabili, eppure questi non sembrano essere oggi al centro dell’attenzione dei cattolici, della Chiesa.

‹‹ Dei cattolici e della Chiesa no, ma del mondo sì. Pochi giorni fa il Consiglio d’Europa interviene sui medici obiettori di coscienza italiani. E’ una notizia in prima pagina su tutti i siti. Il mondo cattolico non se ne accorge, ma c’è un patrimonio di questioni che l’Europa vuole disarticolare. E si tratta di un patrimonio tipicamente italiano. Se riteniamo pensabile una “reconquista” dei territori ceduti alla secolarizzazione, allora l’Italia deve resistere, Roma deve resistere. È un lavoro da partigiani, coi fazzoletti bianchi, capaci di capire quali sono i principi per cui vale la pena vivere e anche morire. C’è un pizzico di radicalismo in quello che diciamo, ma è quello che sta attirando verso il Popolo della Famiglia tante persone, miti ma anche stanche di vedere la fiction di Rai 1 dove la tappa obbligatoria è l’ennesimo rapporto LGBT sempre felice contrapposto alla famiglia etero sempre sfasciata. Se ci deve essere una risposta, questa deve avvenire adesso. E la risposta sarà possibile solo se Roma non cederà, se l’Italia non cederà ››.

 

Hai dichiarato che il PDF, se ne avesse la possibilità, abolirebbe la legge 194 sull’aborto. Quale soluzione legislativa concreta proporresti?

‹‹ Io non voglio che finisca in carcere la donna che abortisce, voglio mandare in carcere chi pratica l’aborto ››.

 

Qual è l’obiettivo concreto del Popolo della Famiglia? Che risultato pragmatico mirate ad ottenere in tempi brevi?

‹‹ Intanto già oggi abbiamo migliaia di candidati per le amministrative in tutta Italia, in decine e decine di città, da Milano a Ragusa, da Bolzano a Crotone e poi Torino, Napoli, Salerno, Assisi. La mia ambizione è che i voti si possano contare in centinaia di migliaia. C’è un progetto preciso: il PDF nasce nel 2016 per costruire una rete e per allenarsi a chiedere il consenso agli italiani su temi precisi. Questo è solo il primo passo di un processo che vedrà il proprio momento culminante tra dieci mesi, momento in cui si andrà inevitabilmente alle elezioni politiche. Infatti, ad ottobre si terrà il referendum costituzionale, che potrà avere due esiti: se Renzi vince il referendum convocherà le elezioni per massimizzare il consenso derivante dalla vittoria, se Renzi perde si voterà ugualmente perché ha ribadito più volte di legare all’esito positivo del referendum il suo governo. Con ogni probabilità alle elezioni ci sarà un ballottaggio tra PD e Cinquestelle oppure tra PD e Centrodestra. Quale valore potrebbe avere un movimento basato sui valori non negoziabili che raggiunga il 2% o il 3%? Intanto vale il doppio, perché a seconda se ti schieri con Tizio o con Caio si determina un +3 o un -3, quindi un +6 complessivamente. Questo è quindi l’obiettivo politico che ci proponiamo: condizionare in maniera determinante l’esito delle elezioni politiche del 2017, obbligando chi vuole i nostri voti a rispettare la tabella dei cinque punti sui valori non negoziabili. Se questo progetto fallirà, con il nuovo impianto costituzionale chi vincerà le elezioni avrà a disposizione la Camera ai suoi piedi, senza nemmeno l’intralcio del Senato. Potrà imporre qualsiasi normativa – eutanasia, matrimonio omosessuale, legittimazione dell’utero in affitto – senza nessun ostacolo. O ci sarà un soggetto capace di condizionare questo processo o saremo travolti da normative terrificanti ››.

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