Nella civiltà occidentale moderna ci sono molte cose che non possono piacere a noi cristiani. C’è il materialismo ateo, ci sono le ideologie totalitarie (nazismo e comunismo), c’è l’idolatria della scienza (scientismo), c’è l’edonismo e infine c’è il relativismo morale. Il nazismo è ufficialmente morto nel 1945, il comunismo e lo scientismo non hanno ancora finito di morire mentre l’edonismo e il relativismo sono oggi nel pieno del loro vigore. L’edonismo impone di non obbedire ad altro che al desiderio immediato (che prende il posto di Dio) e di non desiderare altro che piaceri immediati (che prendono il posto della beatitudine eterna). L’edonismo ha i suoi sacramenti: il sesso “libero” e la droga. Non a caso, la pornografia è diventata un prodotto di massa mentre la tossicodipendenza è diventata un fenomeno di massa.
Il relativismo costringe i valori morali ad adattarsi, mutando, ai desideri individuali, che variano al variare delle circostanze. Nell’Occidente edonista anche il valore della vita diventa relativo. Per soddisfare il desiderio di non avere figli quando è possibile averli, i bambini si possono sopprimere, smembrare e vendere a pezzi (vedi alla voce “Planned Parenthood”). Per soddisfare il desiderio simmetrico di averli a tutti i costi quando non è possibile, i bambini si possono concepire in laboratorio, sviluppare in un utero in affitto, strappare alle madri “biologiche” e consegnare a coppie gay. Per togliere un peso ai parenti e alleggerire i conti del welfare, i malati incurabili si possono indurre al suicidio (“eutanasia”).
Disgustati dai peccati di edonismo che deturpano il volto dell’Occidente, noi cristiani potremmo essere tentati di idealizzare anche di poco le altre civiltà. Per ora, sia gli intellettuali di sinistra che gli intellettuali di una parte della destra, se non la idealizzano, comunque ritengono che la civiltà islamica sia meno corrotta di quella occidentale. Sebbene con parole diverse, sia i primi che i secondi sostengono che gli islamici possano sviluppare tutti i vizi capitali, specialmente quello della lussuria, solo nel momento in cui entrano in contatto con “l’uomo bianco” e la sua cultura. Non a caso, sia i primi e che i secondi si sono mostrati un po’ troppo comprensivi e indulgenti verso quel migliaio di immigrati islamici che nella notte di San Silvestro hanno organizzato una specie di caccia alla donna bianca per le strade di Colonia e di altre città. Ad esempio Sebastiano Caputo, sul blog del Giornale, ha cercato di farci capire quanto profondo deve essere lo shock che questi “buoni selvaggi” provano nel momento in cui si distaccano dalla società «patriarcale, virile e pudica» da cui provengono e ed entrano in contatto con «una società occidentale irreligiosa e femminilizzata gestita da quella che il pamphlettista francese Eric Zemmour chiama ne L’uomo maschio “l’industria dello showbiz”» (Gang Bang Colonia, 11 gennaio 2016, http://blog.ilgiornale.it/sebastianocaputo/2016/01/11/gang-bang-colonia/?repeat=w3tc).
Ma se fosse vero che gli islamici diventano molestatori di donne solo nel momento in cui mettono piede in Occidente, secondo logica il tasso dei reati sessuali dovrebbe essere più basso nei paesi islamici che nei paesi occidentali. E invece l’Oms assicura che è incomparabilmente più alto nei paesi islamici che nei paesi occidentali. Oltretutto, i fatti della notte di San Silvestro non erano imprevedibili: già si sapeva da tempo che la maggior parte dei crimini sessuali denunciati in paesi come la Francia, la Svezia e la Norvegia sono compiuti da islamici. La pura e semplice verità è che la tradizione dei paesi islamici insegna agli uomini a trattare le donne e le bambine come “bestie da monta” (così denunciò anni fa la scrittrice del Bangladesh Taslima Nasreen, prontamente colpita da fatwa). Sarà pure irreligiosa, edonista e decadente, ma la cultura occidentale contemporanea almeno non transige sul principio della parità fra uomo e donna.
Dunque gli uomini di religione musulmana non sembrano particolarmente casti e temperanti. Non sembrano neppure avere delle serie riserve verso la cultura del “sesso, droga e rock’n roll”. A parte il rock’n roll, i sudditi del califfo non si fanno mancare nulla. La Siria è adesso il più grande produttore mondiale di Captagon: un derivato dell’anfetamina che fa sentire “onnipotenti”. Probabilmente i guerriglieri fanno uso anche di eroina, considerando che, secondo fonti governative russe, adesso controllano il lucrosissimo mercato dell’eroina in Medio Oriente. D’altra parte, alcuni dei terroristi di Parigi avevano alle spalle storie di droga e di spaccio. Per quanto riguarda il sesso, dai giornali apprendiamo che giovani europee di religione musulmana vanno in Siria a combattere la poco pudica “jihad del sesso”. Sesso, droga e jihad.
In Francesi, ancora uno sforzo se volete essere repubblicani (opuscolo contenuto in La filosofia nel budoir, scritta nel 1795), il marchese De Sade – padre nobile della cultura edonista contemporanea – proponeva di strappare tutte le ragazzine dalle famiglie, rinchiuderle in bordelli di stato e costringerle ad offrirsi gratuitamente ai “repubblicani” di ogni età. Dal momento che la dea Ragione non gli offriva nessun valido argomento per vietare ai forti di opprimere i deboli, De Sade proponeva anche di legalizzare il furto e l’omicidio (con la sua spietata logica ateistica, il divino marchese ha anticipato il darwinismo e perfino del nazismo). Ebbene, si direbbe che i sudditi e i simpatizzanti del califfato lo sforzo per diventare “repubblicani” lo abbiano fatto. Un guerrigliero dell’Isis caduto nelle mani dei curdi ha detto senza vergogna a Renato Formigli: «Le bambine sono oggetti sessuali, bisogna godere di loro prima che si convertano all’Islam». E quando le bambine terrorizzate non riescono più ad offrire emozioni proibite, i guerriglieri si divertono a girare quel genere di film horror, in presa diretta e senza effetti speciali, il cui più grande interprete è stato “Jihadi John”. E pure di infliggere la morte agli altri, sono disposti ad infliggere a loro stessi negli attentati suicidi.
Dunque, fra l’oscurantismo religioso anti-cristiano e l’edonismo totalitario ateo anti-cristiano ci sono molte analogie, sebbene il primo si basi sul disprezzo spiritualista della carne mentre il secondo si basi sull’idolatria materialista della carne. Gli edonisti occidentali trattano i bambini come cose che si possono sopprimere e produrre a piacere, i terroristi violentano le bambine e massacrano i nemici.
L’unica alternativa tanto al disprezzo quanto all’idolatria della carne (che portano da opposte direzioni al sadomasochismo sessuale e politico) è la fede cristiana nella resurrezione della carne. Dal momento che la carne è destinata alla morte, non possiamo vivere in funzione dei piaceri terreni; dal momento che la carne risorgerà, non dobbiamo neppure disprezzarli: infatti sono infinitesimali anticipazioni dell’infinito piacere del paradiso. Dante non teme di definire Dio come “sommo piacer” (Dante, Paradiso, XXXIII, 33). Anche il piacere dei sensi avvicina al senso. Quando ci accorgiamo che tutti i piaceri terreni sono insufficienti a soddisfare la nostra brama di piacere, quando ci accorgiamo che la nostra brama è infinita, allora cominciamo a capire Dio. I non credenti che amano la vita e i suoi piaceri sono più vicini a Dio, quello vero, di quanto non lo siano i credenti che amano la morte più della vita e si abbandonano a piaceri più che bestiali. Dio, quello vero, non sdegnò di entrare nella carne e godere di piaceri sensibili. Di Cristo i farisei non dicevano forse che era un “mangione” e un “beone”?
La visione della bellezza produce in noi “il diletto simultaneo dei sensi e dell’intelletto” (Jacques Maritain sulla scorta di San Tommaso d’Aquino), che è il piacere più grande che è possibile provare su questa terra. Per il cristianesimo, infatti, la bellezza finita contenuta nelle cose finite è segno della infinita Bellezza di Dio. Poiché vedono in tutte le cose visibili il riflesso dello splendore del Dio invisibile, gli artisti cristiani possono rappresentare ogni cosa che esiste. Poiché credono che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e che Dio stesso si è fatto uomo, gli artisti cristiani possono rappresentare sia l’uomo che Dio fatto uomo. Gli artisti musulmani, invece, non possono rappresentare né il mondo né l’uomo perché credono che Dio sia infinitamente lontano dal mondo e infinitamente diverso dall’uomo (l’arte islamica dei secoli d’oro è astratta e decorativa).
Dal momento che per i cristiani ogni cosa che esiste è degna di essere rappresentata, nell’Europa cristiana l’arte profana (che non significa atea) e l’arte sacra hanno sempre avuto la stessa dignità e spesso si si sono fuse e confuse fra di loro. Sui capitelli e nei bassorilievi che coprono i muri esterni delle cattedrali medievali sono raffigurati non soltanto temi e soggetti scritturali ma anche piante e animali di ogni sorta, ritratti di persone comuni, talora contadini, pastori e pescatori al lavoro e perfino professori e studenti in aule di studio. Immagini così “profane”, persino prosaiche, potevano fare irruzione nella casa di Dio e stare accanto alle immagini sacre perché per i cristiani ogni cosa che esiste porta l’impronta del Creatore e ogni momento della vita umana, anche il più banale, ha a che fare col destino ultimo. Quando l’illuminismo ha spinto la fede ai margini della società, i temi sacri sono quasi completamente spariti dalla pittura ma il senso del sacro è rimasto nel cuore dei più grandi artisti. Manet, Monet e Renoir cercavano di fissare nei loro dipinti i giochi effimeri di luce e colore che coglievano nei campi fioriti, nei fiumi, nei boulevard, fra i tavolini dei locali all’aperto, dentro i locali notturni, sui palchi dei teatri e infine sui volti e sugli abiti delle persone. Dentro quei giochi effimeri di colore e luce, che ricordano i raggi multicolori che trafiggono gli interni delle cattedrali medievali, si colgono i riflessi di una luce superiore, eterna.
Per il cristianesimo l’uomo e la donna hanno pari dignità, perché entrambi sono a immagine e somiglianza di Dio e perché Dio si è fatto carne nel ventre di una donna. Tutte le altre religioni e culture, senza distinzione, stabiliscono la superiorità dell’uomo sulla donna. Per il cristianesimo l’amore-eros, portando l’uomo verso la donna e la donna verso l’uomo, porta entrambi verso Dio (come diceva papa Ratzinger in Deus caritas est). Per questo l’Europa cristiana ha saputo produrre la più grande letteratura amorosa del mondo. La Divina commedia narra la storia di un uomo portato al cospetto Dio dalla donna amata, che diventa figura di Cristo.
Pochi hanno il coraggio di negare che l’Europa cristiana ha prodotto, attraverso i secoli, l’arte più grande del mondo e la letteratura più grande del mondo. Nessuno invece osa negare che solo in Occidente le donne sono donne e non bestie. Ebbene, gli estremisti islamici odiano tutte le espressioni artistiche e letterarie della civiltà cristiana-occidentale ed odiano le donne perché odiano la bellezza.
La notte del 31 dicembre 2015, per le strade di Colonia e di altre città, un migliaio di islamici hanno molestato pesantemente qualche centinaio di donne per al fine di umiliarle, impaurirle e convincerle a rinunciare ad ogni loro libertà, in primo luogo quella di camminare per strada e mostrare la propria bellezza. La notte del 13 novembre 2015, alcuni terroristi hanno portato la morte in nella stessa città in cui gli impressionisti avevano cercato di cogliere qualche indizio dell’eterno dentro l’effimero. Quel giorno sono entrati in azione nei luoghi del divertimento (uno stadio, alcuni ristoranti e un teatro), prima o poi cercheranno di colpire in anche le chiese. Quel giorno hanno colpito persone che ascoltavano musica rock, prima o poi cercheranno di colpire anche le persone che ascoltano musica classica (non a caso, secondo una informativa dell’FBI fra i possibili obiettivi dell’Isis in Italia c’è anche la Scala di Milano). Per i fondamentalisti, infatti, il Don Giovanni di Mozart o la Nona sinfonia di Beethoven non sono meno immondi e lussuriosi del rock degli Eagles of death metal. E per loro l’arte occidentale di tutti i secoli, da quella classica a quella astrattista, non è meno immonda e lussuriosa della musica. Essi progettano un mondo molto simile a quello progettato dal capo partito O’Brien in 1984 di Owell: «Le antiche civiltà sostenevano di essere fondate sull’amore o sulla giustizia, la nostra è fondata sull’odio. (…) Non ci sarà forma alcuna di arte, di letteratura, di scienza. (…) Non ci sarà differenza fra il bello e il brutto. Non ci sarà curiosità, né la gioia del processo vitale. Tutti gli altri piaceri che potrebbero mettere a repentaglio un simile progetto saranno distrutti».
In conclusione, è vero che l’Occidente non è più cristiano, ma è ancora figlio del cristianesimo. Un figlio non smette di essere figlio di suo padre neppure quando lo rinnega. Come si è liberata del nazismo e del comunismo, così la civiltà occidentale si libererà anche dell’edonismo totalitario, fosse pure fra cent’anni, perché avrà sempre geni cristiani nel suo Dna. Per questo oggi più che mai noi cattolici non dobbiamo augurarci che i nemici distruggano questo Occidente edonista e peccatore per “ricostruire da capo una civiltà cristiana”. Dobbiamo aiutare questa civiltà prodiga a tornare da suo padre.