Il presidente del PDF, Mario Adinolfi, risponde alle accuse che un certo mondo cattolico gli rivolge sul “partitino monotematico”, sul “voto utile”, sui suoi rapporti con il PD e con Monti, sulla spaccatura del Family Day e molto altro. E, infine, apre ad uno scenario inedito dopo le elezioni. [Prima puntata dell’inchiesta sul voto cattolico, frutto della collaborazione tra i siti Pepe, The Debater e La Baionetta]
[N.d.R : Le interviste saranno nel classico stile pepato, ovvero riportando al malcapitato interrogato tutte le possibili accuse che la nostra cattiva coscienza ci suggerirà. Ebbene sì, qualche volta serve anche ascoltare il diavoletto custode: chiediamo perdono in anticipo].
Credi davvero che in Italia ci siano tante persone interessate a dire no alle unioni di due gay o all’aborto o alla possibilità di staccare la spina a chi soffre? Vale la pena fare un partito per questo?
Che ci siano è indubbio perché le abbiamo viste: siamo tutti San Tommaso, non credevamo fosse possibile e invece abbiamo visto un popolo che si è mosso in due Family Day semplicemente e solo contro la legge Cirinnà. Se siamo scesi in piazza per difendere i nostri figli e la famiglia naturale e quindi la dignità della persona, a maggior ragione difendevamo il debole offeso dall’omicidio di Stato per fame e per sete con la legge sul biotestamento. Quindi, io credo che questa domanda abbia una risposta evidente nella mobilitazione e nella radice profonda che questo paese ha di natura culturale – quella sensibilità caratteristica dell’italiano – e anche di una matrice religiosa che non possiamo negare.
E per rispondere a questa deriva basta un movimento appena nato come il Popolo della Famiglia? Può la salvezza dell’Italia venire dalla politica e per di più da un singolo partito?
Non mettetemi in bocca quello che non ho mai detto. Non credo che si salva l’Italia con il Popolo della Famiglia. Io credo che bisogna cercare di evitare il secondo tempo di un film il cui primo tempo abbiamo già visto nella scorsa legislatura. Il primo tempo – la diciassettesima legislatura appena conclusa – ha visto la nascita di leggi per minare il senso stesso di famiglia (Cirinnà), leggi che introducono l’eutanasia (biotestamento), leggi che picconano l’unità familiare (divorzio breve), leggi che introducono la cannabis terapeutica pronta a diventare cannabis ricreativa e quindi presto droga libera. Chi ritiene queste norme molto pericolose – come io credo, portatrici di una dimensione infernale – ha una sola possibilità il 4 marzo per evitare la realizzazione di questo scenario e cioè votare il Popolo della Famiglia.
Uno può ritenere che queste non siano emergenze: il 90% degli italiani sicuramente ritiene questi aspetti un elemento marginale della politica e pensa più a questioni economiche o occupazionali o ad altri temi sicuramente importantissimi, ma a mio avviso secondari rispetto al conflitto di natura antropologica che è in atto. Però lo dico con molta chiarezza, chi invece si è battuto per la salvaguardia di questi principi non ha altra scelta che il Popolo della Famiglia, ne sono convinto. Se uno il 4 marzo va a votare per l’esistente, inevitabilmente la conseguenza sarà che avremo la stessa legislatura che si è aperta nel 2013: è una ovvietà! Chi pensa che sia giusto cercare una discontinuità può votare il solo elemento di novità rispetto al 2013 che è la presenza sulla scheda del simbolo del Popolo della Famiglia.
Invece vari cattolici pro-vita sostengono proprio il contrario: che il voto al PDF sia inutile, se non dannoso. Se voti il PDF, infatti – dicono i sostenitori del cosiddetto “voto utile” – rischi di far vincere il Centrosinistra o il Movimento 5 Stelle, che sono un po’ peggio del Centrodestra sui temi di cui sopra, lo ammetterai. Spiegaci perché hanno torto.
Non solo ammetto che il Centrodestra è come impostazione sicuramente migliore del Centrosinistra e dei 5 Stelle, ma affermo che il mio obiettivo politico è proprio mandare all’opposizione il Centrosinistra, che è il vero motore delle leggi che hanno costituito il primo tempo di cui sopra. La domanda è: come si manda all’opposizione il Partito Democratico di Matteo Renzi (così faccio nomi e cognomi)? Io ho fatto innalzare nella piazza del Family Day gli striscioni politici della manifestazione, tra cui il famoso “Renzi ci ricorderemo”. Ebbene, Renzi ha completamente tradito le aspettative della piazza e io non credevo che si spingesse fino a tanto: a Porta a Porta ha detto che l’ha fatto perché ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo ma in realtà ha tradito sia la Costituzione che il Vangelo Dunque, ora, il mio obiettivo politico è che la Sinistra di questo paese vada all’opposizione per non fare più danni.
Ripeto, come si raggiunge questo obiettivo? Chi vota per le coalizioni prevalenti in questo momento vota per le grandi intese, perché la legge elettorale (Rosatellum) è stata scritta esattamente per rendere impossibile tecnicamente la maggioranza assoluta di una coalizione sola in un sistema tripolare: la presenza delle regioni rosse rende matematicamente impossibile una maggioranza assoluta di Centrodestra, a meno che non prenda il 70%. Quindi chi vuole mandare la sinistra all’opposizione deve far sorgere il “cigno nero” ovvero quell’elemento che nessuno si aspetta, totalmente imprevedibile, che rompe il meccanismo delle larghe intese. E questo cigno nero si chiama Popolo della Famiglia, che se entra con decine di parlamentari (perché se supera il 3% non porta due parlamentari ma decine) crea le condizioni per una maggioranza di governo che può prescindere dal Centrosinistra. Quindi, il voto disperso, dannoso, inutile è il voto al partito abituale, al sistema abituale, perché il sistema abituale produce effetti abituali. E infatti dal 2011 governano delle compartecipazioni fra Centrodestra e Centrosinistra.
Da diavoletto insisto: ma scusa, non basterebbe il Centrodestra da solo? In passato i cattolici nel Centrodestra sono riusciti a fermare la legge 40, i Dico, il divorzio breve. Perché non potrebbero riuscirci di nuovo nella prossima legislatura, senza il Popolo della Famiglia?
Perché bisogna anche qui avere cultura politica. La legge 40 fu un’iniziativa di Francesco Rutelli e della Margherita. Allo stesso modo, i Dico vengono abbandonati perché l’opposizione ad essi era anche dentro allo stesso governo di Sinistra che li aveva proposti: Giuseppe Fioroni, ministro del PD, e Matteo Renzi erano al Family Day. La stessa Paola Binetti protagonista della battaglia sulla legge 40 era un deputato eletto a Sinistra. Soprattutto, c’era un protagonismo determinante della Conferenza Episcopale Italiana. Oggi devi affidarti a un’unica forza che è questo Centrodestra ambiguo, che ha come capolista in 5 circoscrizioni della Lega – la quale doveva essere la più vicina alle nostre posizioni… – una nemica esplicita del Family Day come Giulia Bongiorno, una che ha voluto orgogliosamente per se stessa la fecondazione assistita negando al figlio il padre, una che vuole la legge Scalfarotto (legge che dovremo ribattezzare nel 2018 Bongiorno-Scalfarotto).
Io mi chiedo come si possa dar credito a Silvio Berlusconi “in Francesca Pascale” (prima tessera dell’Arcigay) o a Giulia Bongiorno o peggio ancora ai traditori del Family Day – la cosiddetta “Quarta Gamba”- e affidare a questi ancora una volta la rappresentanza politica di un popolo che è stato già tradito dal Centrodestra. Perché abbiamo questa coazione a ripetere gli errori ? Ancora una volta, o sorge il cigno nero o lo schema è già scritto: il Centrodestra insieme al Centrosinistra non solo farà le larghe intese, ma, poiché sulle emergenze del paese hanno ricette opposte, si troveranno d’accordo sui nuovi diritti civili. Già ci sono partiti che si sono detti pronti a fare il baratto tra la legge sull’omofobia e l’autonomia per esempio. E una volta che quel tipo di leggi saranno varate, per il mondo Profamily e Prolife la storia della sua agibilità democratica è finita, si conclude. E allora chi vota il 4 marzo si ricordi bene che responsabilità si assume e quale rimpianto avrebbe a non approfittare di una condizione storica unica: una legge proporzionale a sbarramento bassissimo per far arrivare in Parlamento una pattuglia di parlamentari capaci di fare da presidio sui principi essenziali.
Il solito diavoletto mi suggerisce che tu eri nel Centrosinistra col PD, poi sei andato con Monti e, perso questo treno, hai dovuto per forza crearti diciamo un posto al sole con un partitino fatto ad hoc. Cosa rispondi?
Che non è vero. Non ho dovuto farlo per forza. Mi sarebbe bastato semplicemente firmare un foglio nel dicembre 2012 per candidarmi alle parlamentarie del partito e avrei vinto in carrozza perché ero di gran lunga il deputato più noto della circoscrizione regionale e oltretutto ero anche un renziano della prima ora. Insomma, potevo stare tranquillo a guadagnarmi 750.000 euro di indennità parlamentari per 5 anni e non sobbarcarmi questa infinita fatica in un mondo cattolico, per altro, dove le serpi non sono presenza irrilevante… Con Monti non sono mai stato: è una fake news, non mi sono mai iscritto a Scelta Civica. Semplicemente, come tutti i parlamentari di Centrodestra di Centrosinistra, ho votato i provvedimenti del governo Monti (ricordiamo che Berlusconi s’è votato da solo la legge Severino) e poi, avendo lasciato il PD, ho dato il mio appoggio alla cosiddetta “agenda Monti” che era il programma conseguente all’attività parlamentare che avevamo svolto.
E, comunque, se avessi firmato quel famoso foglio con cui continuavo a fare il deputato del PD, tutta questa discussione non sarebbe semplicemente esistita. Quando mi troveranno uno che per ragioni di valori, di principio, di idee rinuncia al seggio di parlamentare e sta fermo un giro allora dopo possono accusare me. Ma me ne devono ancora trovare uno.
Le serpi che citavi – amiche del diavoletto di cui sopra – hanno un po’ di dubbi sui sondaggi del PDF che tu citi. Si chiedono ad esempio da dove prendi il consenso del 2,6%, che hai rivendicato per il PDF, visto che dai sondaggi che si leggono sui vari giornali, invece, la percentuale accreditata al PDF pare essere intorno all’1%?
I sondaggi sono oroscopi: io non credo al 2,6% e non credo all’1%: le cose le decideranno gli elettori. Poi, è ancor più difficile indovinare al decimale una forza così piccola come la nostra e che sta dentro la forchetta di errore che è sempre del 1-3%. Se poi ci aggiungiamo che i sondaggi si bloccano 15 giorni prima del voto e che nelle ultime elezioni sono sempre stati sballati, capiamo che non si tratta di un dato interessante. C’è invece un altro aspetto statistico che credo sia significativo: il “flusso in entrata” del voto al PDF, cioè “da dove” prendiamo i nostri voti, pochi o tanti che siano. Uno studio di Ixé (che collabora anche con Rai e Huffington Post) afferma che i nostri voti verranno principalmente dall’area dell’astensionismo (0,9%), dal Movimento 5 Stelle (0,5%) e dal Centrosinistra (0,3%). Poi ci sono percentuali piccole da Fratelli d’Italia (0,1%), dalla Lega (0,2%) e da Forza Italia (0,3%).
È un sondaggio commissionato dal PDF?
Sì. Volevamo capire che tipo di elettorato andare a “colpire” e quanti ci conoscevano. Così, abbiamo scoperto grazie al sondaggio che il 70% degli italiani non ci conosceva (questo il vero limite del Popolo della Famiglia), quindi abbiamo dovuto fare un lavoro molto vasto per riuscire a ridurre questo Gap di non conoscenza. Durante la campagna elettorale questo lavoro è stato compiuto: oggi ad esempio ne ho avuto un segno quando all’ennesimo viaggio alla stazione Termini un tassista mi ha indicato come “quello del Popolo della Famiglia”…
Vorrei tornare alla questione annosa dell’origine del Popolo della Famiglia: non si poteva proprio far nascere il partito in una maniera diversa, più collaborativa, soprattutto con Gandolfini (portavoce di CDNF, il comitato organizzatore delle due piazze contro la legge Cirinnà), che era un po’ il garante dell’unità del Family Day? Perché questa fuga in avanti, se c’è stata? Non si poteva in nessun modo fare un’unica “casa politica comune”?
Per fortuna l’ha spiegato Gandolfini: c’è un meraviglioso video [per chi volesse vederlo, eccolo qui – N.d.R.] in cui lo stesso Gandolfini – che forse non sa di essere ripreso – ammette candidamente che del PDF gli era stata offerta la leadership: è la verità dei fatti che tutti conoscono. Era inevitabile, dopo il tradimento dei politici ai danni del Family Day, che la piazza del Family Day si costituisse in progetto politico per difendere le proprie istanze. A Gandolfini è stato proposto di guidare questo processo – lo dice chiaramente lui stesso -, ma lui ha rifiutato perché voleva tentare la strada della trattativa lobbistica con il Centrodestra. Gli abbiamo detto che se non avesse fatto un soggetto e avesse tentato la strada lobbistica, i partiti lo avrebbero fregato, anzi umiliato, ed è andata esattamente così: infatti, l’unico risultato ottenuto è stato il quarto posto – ineleggibile – di Simone Pillon nella lista della Lega capeggiata da Giulia Bongiorno, nemico dichiarato del Family Day. Oggi, tutti i candidati politici della piazza del Circo Massimo (a parte Pillon) sono nelle liste del Popolo della Famiglia: andate a vedere, fate il fact checking di quella manifestazione se non ci credete.
Qualsiasi sia il risultato, il 4 marzo centinaia di migliaia di cattolici manifesteranno il loro consenso a una linea netta sui principi essenziali per la vita e per la famiglia. Questo sarà un enorme e storico risultato, che ci sia l’ingresso in Parlamento o meno: i Radicali sono riusciti a condizionare l’agenda della politica anche senza stare in Parlamento, ma bisogna avere una legittimazione nelle urne. Solo da qui viene la legittimazione, altrimenti ti fai presidente di un comitato che è diventato il comitato per l’elezione di Simone Pillon in Parlamento. Poca roba. Praticamente il CDNF si è auto-sciolto.
Dopo il voto sei disposto a collaborare con tutte le forze in campo, compreso il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (CDNF) e tutti quelli con cui adesso ci si prende diciamo un po’ “a schiaffi” prima delle elezioni?
Dopo il voto, il 5 marzo, il Popolo della Famiglia, legittimato dal voto di centinaia di migliaia di persone a essere il centro di gravità di un percorso che va sicuramente ampliato, aprirà tutte le porte a chiunque voglia collaborare.
[…] Fonte: Pepe […]
Mario sei sempre il piu’ chiaro e preparato
Domando ancora una volta senza nessuna speranza che Adinolfi o Amato rispondano. Primo: vi è giunta notizia del fatto che l’Italia è massacrata da un debito di proporzioni argentine? Dove diavolo li trovate 1000 euro per donna senza fare altro debito da accollare sule spalle degli stessi figli che nasceranno con quei 1000 euro? Secondo: posto che voi stessi insistete incessantemente sulla necessità di incrementare le nascite di italiani autoctoni per conservare la nostra identità culturale e non farci sostituire, come diavolo pensate di elargire 1000 euro a mamme italiane e non a mamme islamiche con quattro figli (pronte a trasformare col ventre l’Italia in una repubblica islamica), a mamme cinesi (pronte a ingrandire le enclave che stanno sotto il controllo della repubblica popolare cinese) e a mamme sudamericane (pronte a dare nuovi figli alle gang latinos che stanno controllando via per via le città italiane) ? Il problema è che, anche se trovaste il modo di dare i soldi solo alle italiane autoctone, l’idea che sia lo stato a finanziare la maternità è una idea COMUNISTA e quindi satanica (d’altra parte Adinolfi proviene proprio dalla sinistra statalista santa protettrice dei parassiti romani). Maria di Nazareth percepiva il reddito di maternità per fare suo Figlio? Non è che forse suo marito Giuseppe poteva mantenerla perché lo Stato non gli sottraeva più della metà del reddito per finanziare parassiti vari?I n Italia le tasse stanno al 63%: quale donna può permettersi il lusso di fare più di un figlio? Ma il reddito di maternità è una buffonata: io stato ti rubo il 63% del reddito e poi per restituirtene un poco quando tua moglie fa un figlio.
P. S. Adinolfi farebbe bene a smettere di fare il santo martire crivellato dal “fuoco amico” e insultare quelli che lo criticano chiamandoli livorosi-invidiosi-chiusi-nella-loro-stanzetta e magari cominciare a rispondere una sola volta alle critiche.