Abbiamo intervistato Pino Morandini (autorevole membro del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, oltre che magistrato e vice-presidente del Movimento Per la Vita) che ci ha detto la sua preoccupazione per quelle “larghe intese” in cui, guarda caso, a soccombere sono sempre i temi “scomodi” della vita e della famiglia… ma l’ultima parola è sempre “speranza”. [SETTIMA PUNTATA DELL’INCHIESTA SUL VOTO CATTOLICO, a cura dei siti La Baionetta, Pepe e The Debater].
Dottor Morandini, qual è la linea politica del Comitato Difendiamo i Nostri Figli?
La definirei una linea “degasperiana”. Sento, peraltro, di fare prima una premessa ineludibile: il servizio politico, per quanto forma eminente di carità, non rappresenta comunque il fine della vita. Tornando a De Gasperi, egli era profondamente consapevole che il “perfettismo” non dovesse costituire il metodo d’azione del politico, mentre, al contrario, lo sguardo realistico sulla società – considerata nel suo complesso organicamente costituita e dove bene e male interagiscono nell’agostiniana civitate mundi, che proprio per questo non sarà mai in grado di conformarsi secondo un progetto ideale – poteva sviluppare le capacità di valutazione di tempi e circostanze che avrebbero portato all’obiettivo voluto. Il CDNF ha quindi intrattenuto un dialogo franco e autorevole con tutte le forze politiche dimostratesi non ostili alla sua impostazione culturale e valoriale. Con una duplice consapevolezza: quella di essere semplice strumento per servire i valori fondativi dell’umano – peraltro strumento autorevole, considerata l’immensa responsabilità di rappresentare un popolo vasto, motivato e competente, quello del Family Day – ; e quella, parallela, di considerare la politica quale mezzo assai prezioso per servire quei valori, nella convinzione del profondo nesso che lega vita umana, famiglia e bene comune. Quel dialogo mi pare si sia rivelato fecondo, considerato l’impegno delle forze politiche con cui abbiamo interloquito, di dare notevole importanza alla tutela e alla promozione dei c.d. valori non negoziabili. Naturalmente non staremo a guardare, ma vigileremo e faremo costantemente sentire loro il fiato addosso, affinchè quell’impegno venga onorato.
Dato che personalità poco inclini alla difesa dei principi non negoziabili militano anche nei partiti Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e cosiddetta IV gamba, i cattolici non corrono il rischio di essere poco supportati nella battaglia per fermare la deriva antropologica? Oppure, c’è ancora speranza?
Certo che c’è ancora speranza! Anzi! È emerso chiaro dai contatti con quelle forze politiche il loro intendimento di rinforzare sempre più anche al loro interno l’area attenta alla vita umana, alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e alla libertà di educazione, nella consapevolezza che non si può prescindere da quei valori se si vuole edificare una società più giusta e più umana. Già oggi la maggioranza in seno alla coalizione definita di centro destra (categoria che, peraltro, considero superata) condivide questo pensiero, per cui eventuali voci dissenzienti, per quanto autorevoli, non possono cambiare l’orientamento culturale di una forza politica. Va poi aggiunto che si tratta di valori squisitamente laici, che trovano fondamento sia in Documenti internazionali (Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo) sia in tutte le Costituzioni dei Paesi d’Europa (per noi, soprattutto negli artt. 2, 3, 29 e seguenti della Costituzione). Per cui, ritengo che proprio la laica ragionevolezza ed umanità di quei valori potrà poco a poco fare breccia anche in chi oggi li vede “pietra d’inciampo” anziché “pietra di paragone”. In effetti, uno Stato che voglia definirsi “di diritto”, non può disconoscere quei valori, se vuole rivelarsi realmente democratico e dal volto umano. Diversamente, si ritrova autoritario e non democratico, soprattutto scarsamente attento, per non dire sordo, ai più fragili e indifesi e alle esigenze dell’istituto familiare, che è fondamento della società e dello Stato, come afferma la accennata Dichiarazione Universale. Con conseguenze negative per l’intera comunità e quindi per il bene comune.
Il Comitato DNF ha la forza per fare da “lobby del buon senso comune” in quei partiti? Ha già ottenuto dei risultati?
Penso proprio di sì. In primo luogo, i due Family Day hanno testimoniato la presenza di un popolo che non si arrende ed è disposto a mobilitarsi totalmente allorquando sono messi in discussione i valori fondanti di una civiltà. E le forze politiche hanno preso contezza e non sono rimaste indifferenti di fronte alla vastità e alla determinazione di quel popolo, tra l’altro composto non solo da cattolici, ma da tante persone di buon senso che non si rassegnano alla deriva antropologica in atto. In secondo luogo, i buoni rapporti “politici” cui sopra ho fatto riferimento, hanno svolto e, sono convinto, svolgeranno sempre più un ruolo di incentivazione e di proposta per una cultura politica sempre più attenta ai valori non negoziabili. I risultati sono emersi sia sul versante legislativo – si pensi al blocco della proposta di legge “Scalfarotto” – tesa di fatto a cancellare pressochè totalmente la libertà di coscienza costituzionalmente garantita – oppure si pensi all’insabbiamento della proposta di legge mirante a legalizzare le droghe. Altro risultato importante quello ottenuto nel referendum relativo alla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016, il cui lusinghiero risultato per la vittoria dei “NO”, a parere di autorevoli ed esperti sondaggisti di rilievo nazionale, è da attribuire in maniera determinante alla diffusa e generale mobilitazione organizzata dal Comitato Nazionale “Difendiamo i nostri figli”. Per venire all’oggi, sono fiducioso che lo spazio dato ad alcuni nostri rappresentanti in seno alle liste elettorali delle forze politiche cui sopra ho fatto cenno, avrà un ruolo importante nel far sì che gli elementi fondativi dell’umano siano sempre più punti di riferimento per l’azione politica.
Crede davvero che si riuscirà ad ottenere all’interno della “coalizione” che tiene uniti quei partiti la maggioranza capace di dire no alle unioni tra le persone dello stesso sesso, alla legalizzazione delle droghe, o all’aborto, all’eutanasia, alle adozioni gay, alla barbara pratica dell’utero in affitto?
Quanto alla coalizione composta dalle forze politiche suaccennate, è intenzione del Comitato “Difendiamo i nostri figli” proporre la costituzione di un intergruppo composto dai Parlamentari cui sta particolarmente a cuore la questione antropologica, e con essa tutte le altre emergenze sociali, indipendentemente dalle appartenenze partitiche. Una sorta di schieramento trasversale, alleato negli ideali e fortemente unito nelle proposte valoriali, sia legislative che amministrative. In tal modo si realizza l’unità politica – la sola unità oggi possibile se si intende davvero far vincere le cose che contano – che si concretizza votando e sostenendo insieme le proposte di legge e i provvedimenti che tutelano e promuovono i valori non negoziabili.
Non vi spaventa la possibilità che possa emergere nel prossimo futuro un governo “delle larghe intese”?
Vedrei davvero pericolosa la formazione di un Governo delle cosiddette ”larghe intese” tra il leader di Forza Italia e quello del Partito Democratico. Primariamente, perché a farne le spese sarebbero proprio quei fondamenti di civiltà rappresentati dalla questione antropologica. Infatti, entrambi gli schieramenti, per non interferire nella cultura di riferimento dell’alleato politico, si limiterebbero, nel nome della governabilità, alla proposta e all’approvazione di provvedimenti “non nocivi” per le sensibilità di alcuno dei due partner politici. In tal modo, leggi profondamente inique (perché devastanti nei confronti dei diritti fondamentali dei bambini e dei malati) oltrechè di dubbia costituzionalità (in quanto violative degli artt. 2, 3, 29 e segg. della nostra Costituzione) lasciateci in eredità dalla maggioranza uscente – vedasi la legge Cirinnà e quella sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento – resteranno intoccabili e spiegheranno i loro effetti nocivi per chissà quanti anni!
Inoltre, siete consapevoli che occorrerà lavorare non solo per “mantenere sani” Lega, Forza Italia etc, bensì anche per costruire un fronte della vita, che sappia rappresentare i principi e i valori universali importanti per tutti gli uomini dotati di buon senso comune, cattolici e non? Ormai, le categorie centro-destra e centro-sinistra sono rese desuete da uno scenario internazionale e nazionale che mostra l’attacco lanciato da una “cultura della morte” o partito radicale di massa (come avrebbe detto Augusto del Noce) alla giusta visione antropologica della vita e della realtà.
Siamo responsabilmente consapevoli e sentiamo il forte peso, peraltro affascinante, di questa responsabilità. È del resto una delle ragioni primarie, per non dire la prima, della nascita del Comitato nazionale e dei Comitati locali, che ringrazio per l’incessante e generoso lavoro svolto in questi anni e pure in questa circostanza elettorale. È un impegno da portare avanti parallelamente sia sul versante educativo – culturale, quindi prepolitico – cosa che Comitato nazionale e Comitati locali fanno sin dalla loro fondazione – sia, oggi e nel prosieguo, sul terreno prettamente politico, peraltro in stretto collegamento con il versante prepolitico. Il “fiato addosso” alle persone impegnate in politica, cui prima ho accennato, a questo mira soprattutto. Dobbiamo insieme alimentare una grande mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per una forte cultura della vita umana e della famiglia naturale. E argomentare laicamente la centralità di quei valori, per il bene e la crescita integrale delle generazioni future. Sono certo, come l’esperienza sta già testimoniando, che anche molti non credenti si stanno interrogando positivamente su quella centralità, l’unica capace di assicurare una società davvero a misura dei più piccoli e dei più fragili.
Altra questione assai delicata: qual è il rapporto tra il Comitato DNF e il Popolo della Famiglia (PDF)? Non si poteva fare davvero niente per curarlo e fare un’unica “casa comune”? È vero che a Gandolfini fu proposto di guidare il PDF, prima che questo nascesse?
Non so se al Presidente del Comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli” è stata fatta quella proposta. Personalmente, lo troverei strano, considerata la diversa modalità che ha caratterizzato fin da subito la scelta politica [a onor del vero, c’è un video in cui Gandolfini ammette che questa proposta gli è stata fatta: eccolo – N.d.R.]. Da un lato, c’è chi ha ritenuto più opportuno il dar vita ad una nuova formazione politica, per l’appunto il PDF; d’altro lato, c’è chi (il CDNF) ha considerato più efficace, per servire i valori antropologici in cui crediamo, il cercare realisticamente di rinvigorire quei valori dal di dentro di forze politiche già presenti in Parlamento e non ostili alla nostra cultura di riferimento. Ci accomuna, col PDF, la condivisione totale di quei valori; ci distingue la diversa modalità politica scelta per servirli. Entrambe vanno rispettate, a partire dalle persone che le incarnano.
Comunque sia, lei, il presidente Gandolfini e gli altri vostri colleghi vi auspicate che dal 5 marzo in poi, qualsiasi risultato raccogliate voi e loro, che il Comitato Difendiamo i Nostri Figli e il Popolo Della Famiglia possano riavvicinarsi e concorrere – insieme – al bene comune?
Il bene comune viene prima di qualsiasi steccato o diversità di scelta politica. Questo non è solo il mio parere ma, conoscendolo bene e da molti anni, pure quello del Presidente del Comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli”. Oltrechè dell’intero Comitato nazionale e di tutti i Comitati locali. Presupposto ineludibile perché si superino le incomprensioni, è poi il rispetto per le persone, indipendentemente dalle scelte che hanno operato. Posso dire che anche in questa direzione il Presidente del CDNF si è sempre distinto positivamente e autorevolmente.
Potrebbero aiutare i cattolici a ritrovare l’unità in politica e nella cultura, arginando quella frattura venutasi a creare tra cattolici del sociale e cattolici della morale, di cui peraltro ha fatto menzione il cardinal Bassetti nella sua prima prolusione il 25 settembre scorso?
L’unità culturale e l’unità politica dei cattolici sono, a mio avviso, una delle sfide più importanti di quest’epoca, visti gli attacchi frontali sferrati sia alle fondamenta della questione antropologica, sia alle possibilità di una vita dignitosa per ogni persona umana, sempre più in difficoltà nello sbarcare il lunario o nel trovare un lavoro. Per vincere quella sfida l’unità è assolutamente necessaria, pena l’irrilevanza dei cattolici nella vita sociale e politica italiana, e non solo. Con le conseguenze nefaste che ne deriverebbero per il bene comune e quindi per l’intera società. Invito a rimeditare il par. 75 della “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, laddove egli afferma che oggi “La questione sociale è radicalmente questione antropologica”. Il che significa che “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”- per usare un’espressione del Presidente della CEI – debbono parlarsi e trovare un progetto comune, vista l’immensità della posta in gioco.