Che quello che viviamo sia un tempo decisivo dell’avventura umana – addirittura “apocalittico” per molti (da Cacciari ad Agamben, passando per Socci) – è pensiero che comincia a circolare, in modo sempre più insistente. In questi giorni, poi, una conferma decisamente autorevole arriva addirittura dal pontefice emerito, Benedetto XVI, che vede in azione in mezzo a noi la “forza spirituale dell’Anticristo”.

Se questo, allora, è davvero il tempo in cui la storia degli uomini con i loro bisogni concreti di ogni giorno (economia) incrocia da vicino il senso ultimo (Dio), chi meglio di un “economista cattolico” come il prof. Ettore Gotti Tedeschi può parlarci di questi temi? Per cui, Pepe è andato a sentire come il suddetto professore la pensa.

Le sembrerà strano, ma credo proprio che un economista cattolico, quale lei è, sia la persona giusta a cui fare una domanda “apocalittica”. Mi spiego. Lei, nel suo libro Dio è meritocratico sostiene che il vero economista è il santo, perché nessuno come lui capisce i bisogni degli uomini. Insomma, non vede alcuna contraddizione tra ricchezza e Vangelo. Detto e sottolineato che il progresso economico è cosa buona e giusta, oggi mi pare che il cosiddetto Mercato sia diventato un po’ l’ultima certezza a cui aggrapparsi: dopo la crisi delle verità morali, politiche, religiose, resta solo la “verità economica”, quella per cui l’uomo risponde da solo, con la tecnica e il denaro, a tutti i suoi bisogni. Lei crede che questo tempo “solo economico” sia il terreno adatto perché accada quanto profetizzato da San Paolo, e cioè che l’uomo ‘siederà nel tempio al posto di Dio’ (2 Ts 2,4). Che “l’economia c’entri” sembra confermato anche dal famoso passo dell’Apocalisse in cui ‘tutti, per comprare, dovranno avere il marchio della Bestia’ (Ap 13,17). Insomma, questa adorazione della Tecnica e del Mercato, a suo parere, possono avere a che fare con “gli ultimi tempi”?

Procedo con approccio maieutico che sempre mi tenta. Domanda: a cosa dovrebbe servire l’economia? Risposta: a soddisfare i bisogni dell’uomo. Domanda: quali sono i bisogni dell’uomo e chi lo decide come soddisfarli? Ecco, questo è il punto su cui invito a riflettere. Quali sono? Diciamo che sono di tre categorie, che contraddistinguono la creatura, fatta di carne, intelletto e anima. Conseguentemente, i suoi bisogni son collegati ai suoi tre caratteri: avrà da soddisfare un bisogno corporale, uno intellettuale e uno spirituale. Ma per capire cosa sono questi tre bisogni e come soddisfarli è indispensabile conoscere l’uomo, la sua vera natura. E chi lo conosce? Certo il Creatore (perché lo ha fatto Lui) e poi chi gli è, diciamo, più “intimo “, cioè il santo. Vede, questa considerazione è una premessa per demitizzare il ruolo dell’economia, che non è che un mezzo, uno strumento, di per sé né cattivo né buono. Lo diventa in funzione di come e chi la usa, del senso che dà all’uso di questo mezzo e conseguentemente del senso che dà alla sua vita. E qui torniamo al senso della vita: chi lo dovrebbe insegnare? Poi l’economia non è una scienza, in economia una causa non genera l’effetto voluto. Keynes stesso spiegava che la mela dell’economia non è quella di Newton che quando cade segue la legge di gravità. No, la mela dell’economia cade in modo impredicibile. Allora perché tanta attenzione allo strumento, non scientifico, anziché a chi lo gestisce senza dargli un senso? Non sarà perché chi avrebbe dovuto insegnare a dare il famoso senso non la fatto, o saputo fare, e ora dà la colpa allo strumento? Benedetto XVI in Caritas in Veritate spiegò che se l’uomo non sa dare senso allo strumento questo prende autonomia morale. Può uno strumento come l’economia avere autonomia morale? Ma chi deve insegnare all’uomo a dare un senso all’uso degli strumenti? Sempre Benedetto XVI, nella parte da lui scritta di Lumen Fidei, lo spiega: deve esser la Chiesa, questo è il suo compito. E lo deve fare con preghiera, magistero e sacramenti. Perciò, non c’è nulla di apocalittico nel cattivo uso dell’economia che sfugge di mano ad un uomo immaturo che confonde conoscenza con sapienza, che investe in scienza e tecnica e non in sapienza…. come conseguenza dell’invito del serpentello della Genesi a cercar di esser come Dio. Lo ripeto, l’albero della conoscenza dell’Eden non era l’albero della conoscenza scientifica, come tutti i vari “Prometeo gnostici” vorrebbero che fosse. Era l’albero della conoscenza del bene e del male. Cari illusi di esser parte della generazione tecno-cyborg-intelligente-artificialmente, nessuno scienziato serio vi dirà mai che la scienza un giorno spiegherà e risolverà il problema del bene e del male. Sarà piuttosto il filosofo disoccupato che cercherà di mettere la scienza contro la fede chiedendo (relativisticamente): ma cosa è bene e cosa è male? Questo dovete apprendere. E chi ne è (o dovrebbe esserne) depositario è la santa Chiesa cattolica, apostolica, romana.

A proposito del rapporto tra la Chiesa e la contemporaneità, lei ha spiegato in un’intervista a Pepe per me illuminante, che molti luoghi comuni di oggi nascono come una negazione del racconto biblico della Creazione: “crescete e moltiplicatevi” è mutato oggi in “aborto e controllo delle nascite”; “maschio e femmina li creò” è stato ribaltato in “teoria del gender”; “l’uomo come vertice della creazione” è stato offuscato dalle varie forme di animalismo e ambientalismo radicali. Facciamo un passo oltre: è azzardato dire che questo pensiero unico abbia come nemico la stessa Incarnazione? L’uguaglianza radicale di ogni amore, di tutti gli esseri viventi, di tutte le culture non è forse la grande sfida “del mondo” alla differenza radicale, unica di quell’uomo dalla pretesa eccezionale?

Ricordo che io non sono un teologo o un filosofo e le mie riflessioni son fatte “sul campo“, osservando con un minimo di visione d’insieme (che solo l’illuminazione della fede può dare) ciò che avviene, i mutamenti, i comportamenti. Nel primo libro della Genesi si narra che Dio creò l’uomo a sua immagine, (1°) maschio e femmina li fece. Dopo averli benedetti disse loro ( 2°) di essere fecondi, moltiplicarsi e riempire la terra. Poi (3°) disse loro di soggiogare la terra e ( 4°) dominare su ogni essere vivente. Infine, mise l’uomo nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e custodisse, ma gli disse di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché ne sarebbe morto. Il serpente astuto disse invece alla donna che non sarebbero morti affatto, anzi sarebbero divenuti come Dio. Questa era la Genesi divina, la genesi gnostica l’ha ribaltata completamente sostituendo ai 4 punti di sopra i seguenti 4 : 1) la teoria gender, 2) il cosiddetto malthusianesimo, 3) l’ambientalismo, 4) l’animalismo. Ma se non bastasse ha pure spiegato che l’albero di cui non dovevano mangiare i frutti era quello della scienza, non della conoscenza del bene e del male. Contrapponendo in tal modo scienza e fede. 

Che l’Incarnazione sia il nemico di questa genesi gnostica è evidente. Con l’Incarnazione Dio dà regole di salvezza e fondamenti di fede, speranza, carità, ma soprattutto con l’Incarnazione si evidenzia un modello da seguire, una scelta da fare. Perciò è avversata e negata. Da duemila anni le dottrine eretiche cercano di confondere l’Incarnazione cercando di negare proprio il mistero di Cristo, negando che sia stata voluto per salvare e redimere l’uomo dal peccato originale, ma solo per amore di Dio verso l’uomo stesso (ma se fosse stato solo per amore e non per redenzione, Dio non avrebbe potuto limitarsi a perdonare?). Così l’Incarnazione è stata poeticamente interpretata come –amore visibile e autocomunicazione di Dio-, fino a Karl Rahner che parlò di Gesù quale “simbolo di Dio”. Permettendo così agli ultimi neo-teologi ultraprogressisti di vedere nell’Intelligenza Artificiale (I.A.) la cosiddetta “evoluzione della verità”, secondo cui la verità sarebbe nel futuro, quando l’uomo cancellerà il peccato originale e diventerà creatore, proprio grazie alla disobbedienza a Dio, creando lui stesso con l’I.A. Sarà per questa ragione che Benedetto XVI, nel gennaio 2013, nella sua ultima (credo) catechesi prima della rinuncia, spiegò che il mistero dell’Incarnazione è inseparabile dalla Creazione, ricordandoci che «la prima creazione trova il suo senso e vertice nella nuova creazione in Cristo, il cui splendore supera quella della prima».

Quanto al concetto di uguaglianza, cui lei si riferisce, viene usato solo per negare l’autorità e la gerarchia. E’ evidente a tutti che la diseguaglianza è un valore per tutti e l’uguaglianza è una scusa per cancellare i doveri.

Infine, siamo nel mese di maggio, il mese di Maria, e conosciamo la sua grande attenzione al mistero di Fatima e la sua conoscenza anche diretta di alcuni papi: le risulta in qualche modo un legame tra le straordinarie profezie della Madonna a Fatima e il tempo che stiamo vivendo?

Essendo io un cattolico fanciullo, non adulto, pensi che credo persino ai miracoli! Credo a ciò che la Madonna ha detto a Fatima, che non è un mistero. Si è avverato persino, perché parla di mistero? Troverei surreale che un cattolico non credesse ad un messaggio profetico della Madonna accertato dalla Chiesa come quello di Fatima, ove tra l’altro son andati persino tre Papi (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI). Il fatto è che il messaggio della Madonna a Fatima, chiave per interpretare proprio i nostri tempi attuali, è stato ignorato. Ora, la decisione di ignorare una profezia nell’Antico Testamento viene punita duramente (Sodoma e Gomorra), ma quella di ascoltarla viene invece ben premiata (Ninive). A Fatima nel 1917 la Madonna avvertì che se l’umanità non si fosse convertita e avesse cambiato vita, la crisi in corso si sarebbe aggravata. Se non si fosse sconfitto l’ateismo e consacrato il mondo al suo Cuore Immacolato, la crisi già morale avrebbe creato una crisi materiale. Questo avvertimento non fu recepito e non fu attuato come la Madonna stessa chiese. Il “timor di Dio” risultò allora perduto, oggi persino deriso, quasi considerato una bestemmia. Dopo l’apparizione del 1917 l’umanità visse la rivoluzione russa (profetizzata), ma anche la pandemia “spagnola” del 1918, la II Guerra mondiale, ma anche la strumentalizzazione del Concilio Vaticano II, la nascita del Nuovo Ordine Mondiale e l’avvio di una globalizzazione che ignorò le leggi naturali della Creazione. Ma infine ( per dire …), si accelerò anche il debutto, o consolidamento, di una certa neo-teologia progressista, frutto anche dell’eresia modernista.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here