Onore (e una preghiera) per Stephen Hawking, il cui corpo malato è stato reso mirabilmente vivo dal suo grande afflato scientifico, espresso in tutta la sua bellezza e limite: la scienza infatti non poteva donargli quel “tutto” a cui essa tende senza poterlo raggiungere. E di questa contraddizione oggi vediamo gli effetti nei maldestri imitatori del geniale astrofisico.

Stephen Hawking è morto e anche la scienza non sta troppo bene. Proprio nel momento in cui il grande astrofisico ci lascia, è sempre più frequente la contrapposizione fra la scienza, come metodo privilegiato di conoscenza e una serie di suoi rivali, più o meno misticheggianti, tutti basati su verità rivelate. Chi è senza colpa, in questo dibattito, scagli la prima pietra.

Hawking, con la sua teoria “del tutto” avrebbe voluto anche dimostrare l’inesistenza, o quantomeno l’inutilità, di Dio. Ovviamente non è mai riuscito in questo compito. Ed è umanamente impossibile riuscirci. Questo è stato il problema fondamentale della scienza del Novecento, di cui Hawking è l’ultimo grande esponente: fare continue invasioni di campo nella metafisica. La scienza non è stata concepita per questo, può spiegare l’origine e il funzionamento delle cose, cercare di predire il futuro, ma mai spiegare il senso delle cose. Lo scienziato può cercare di capire quale sia stata l’origine dell’universo, spiegarne la dinamica, confermare o confutare ipotesi attraverso l’osservazione empirica. Ma lo stesso identico scenario, che viene spiegato in termini puramente materialistici, può tranquillamente anche essere letto in chiave deistica.

Il Big Bang può essere stato un evento casuale, così come la volontà di Dio (“e luce fu”). Soprattutto, il Big Bang può anche non essere esistito affatto. E’ una teoria scientifica e come tale deve essere falsificabile: se non lo fosse non sarebbe scienza, ma una verità di fede. E’ quantomeno infantile l’atteggiamento di quell’ateo che, Hawking alla mano, si mette a predicare la morte (scientifica) di Dio, perché un paio di decenni dopo, alla luce di nuove ricerche, nuove scoperte, nuove teorie, sarebbe costretto a rimangiarsi tutto. Le teorie scientifiche sono sempre in competizione fra loro ed è giusto che lo siano, è soprattutto questo il motore del loro progresso. E’ dunque giusto che ci siano teorie che competono con quelle di Hawking, confutandolo.

La scienza che pretende di spiegare il “tutto” nega se stessa, dimentica il compito per cui è stata concepita. Perché non è un caso che la rivoluzione scientifica sia nata nel tardo medioevo, in un’Europa al tempo stesso cristiana e razionalista, dominata dalla filosofia di San Tommaso. Una religione è oscurantista quando impedisce all’uomo di cercare, perché teme che la ricerca lo porti a conclusioni che contrastano con la verità rivelata dalle Scritture. Oggi vediamo ancora questo stesso oscurantismo in religioni orientali, come l’Islam, all’interno del quale i fondamentalisti temono la scienza perché potrebbe contraddire il Corano. La fede serenamente vissuta dei dottori della Chiesa, al contrario, ha spinto l’uomo a esplorare la terra creata da Dio e a conoscerne le leggi. Così abbiamo avuto sia grandi scienziati che grandi esploratori che ci hanno permesso di conoscere le leggi della natura e ogni angolo della nostra Terra, poi anche l’universo in cui la Terra è inserita.

Senza questa spinta – la volontà di conoscere la creazione divina – la scienza non sarebbe quasi certamente mai nata. E lo si vede, nella pratica, dal regresso fino all’arcaismo dei regimi atei, che hanno cercato di piegare la scienza alla loro missione costruttivista. Hanno provato a creare un universo ateo, un uomo immortale e un paradiso in terra, ma hanno solo prodotto arretratezza, miseria e morti a milioni, proprio perché l’uomo è una creatura limitata e fallibile, non può per sua natura superare i propri confini. Ed è illusorio, oltre che pericoloso, provare a farlo. Il filosofo ed economista von Hayek lo chiamava “abuso della ragione”. Il problema dell’abuso della ragione è ora, soprattutto, il suo contraccolpo.

Invece di creare un uomo che non ha bisogno di Dio, ha portato a una generazione di creduloni superstiziosi che, privati di un unico Dio, ha iniziato a creare qualunque tipo di pantheon, dagli Ufo ai rettiliani, dalle sirene alla new age. E assieme alla scienza rigetta la ragione, in sé, come strumento di scoperta della realtà. Perché? La scienza si è posta in modo arrogante, non è riuscita a mostrarsi per quel che è realmente, cioè un metodo di scoperta della realtà che procede per tentativi ed errori, sempre fallibile, sempre umile, sempre pronto a cambiare idea in caso di prova contraria. “Lo dice la scienza” è invece diventato un sinonimo di verità rivelata da una sorta di oracolo. E quindi, quando l’oracolo ci dà una risposta che non ci piace, cerchiamo un oracolo più simpatico. E’ così che sono nate e diffuse tutta una serie di nuove pratiche pagane, sciamaniche, magiche, credute soprattutto dai laici (dunque da quelli che dovrebbero essere i più “razionali”). Sono tutti sistemi di pensiero che, volendo combattere l’arroganza della scienza, sfoderano il doppio dell’arroganza, perché non ammettono neppure di sottoporsi alla prova della falsificabilità. Pretendono di avere ragione, sempre, comunque, in ogni caso, perché credono di basarsi su una qualche forma di rivelazione definitiva. Se dovessero prendere piede, sarebbero in grado di creare un nuovo oscurantismo: impedire la nuova ricerca scientifica per paura che contraddica la verità rivelata. Non ci siamo lontani, già questo scenario si intravvede all’orizzonte.

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