Nota della sala stampa infernale: quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal demone. Nessun virgolettato della presente intervista deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole di detto Arcidiavolo.
Buongiorno. Oggi ho intervistato per voi l’Arcidiavolo Berlicche, uno degli scrittori infernali più influenti.
«Oh, non dica così. Su da voi avete penne che le assicuro possono rivaleggiare con la mia».
Berlicche è un elegante demonio di mezza età, con una gradevole barbetta a punta, e sembra estremamente a suo agio. Eccellenza, se permette vorrei porle qualche domanda sulla Resurrezione, quale persona informata sui fatti.
«Chieda, chieda. E’ sempre un piacere potere elargire qualche brandello di conoscenza a voi umani. Mi creda, questo è sempre stato il nostro intento, anche se talvolta equivocato».
Prima di tutto: lei c’era?
«Certo che c’ero. E’ uno spettacolo che non mi sarei perso per niente al mondo. Eravamo tutti lì a guardare. Non capita tutti i giorni di vedere una pretesa divinità che ammazza suo figlio.»
Lei quindi ritiene che ci fosse dell’astio personale tra i due?
«Sicuramente. Da quando al Nemico-che-sta-Lassù, quello che voi chiamate Dio, è mancato il consiglio di nostro Padre che sta quaggiù, ha avuto comportamenti molto stravaganti. Questa di esiliare suo figlio sulla Terra è stata solo l’ultima delle sue stranezze».
Perciò lei asserisce che non l’abbia mandato a morire per salvare l’umanità, ma per regolare i conti?
«Noi demoni abbiamo pochi dubbi su questo. Anche l’esilio di nostro Padre-che-sta-quaggiù è stato solo un fraintendimento, di cui lassù si è fatto subito un caso. Non è forse compito di un bravo figlio criticare apertamente il proprio padre quando si rende conto che sta sbagliando, e combatterlo, quando serve, con tutte le proprie forze?»
E’ questo che voleva fare dunque Satana, solo correggere gli errori del suo creatore?
«Ovviamente. Noi speriamo sempre un giorno di tornare, finalmente vittoriosi e in trionfo, in qual Paradiso dove per equivoco siamo stati scacciati.»
Dopo essere stati perdonati?
«Non c’è niente di cui chiedere perdono. Quello che abbiamo fatto è stato per il bene di tutti, che noi abbiamo a cuore.»
Non pensate dunque di avere peccato?
«Ma che peccato! Il peccato non esiste. E’ un fraintendimento. Quello che certi fanatici etichettano come peccato non è nient’altro che il giusto sforzo verso ciò che percepiamo come bene per noi, che adattiamo a seconda delle circostanze.
Se il peccato non esiste, l’inferno è vuoto?
«Tutt’altro. Mai stati così pieni come adesso, abbiamo prenotazioni per i prossimi mille anni. Vede, se non esiste il peccato, per quale ragione fare quanto dice il Nemico lassù? Per quale motivo bisognerebbe sacrificarsi? Capite, non ha senso. Ognuno si comporta come pare e piace. E giù da noi è proprio il luogo dove tutti quelli che non vogliono sentirsi fare la predica dal Nemico scelgono per le loro vacanze eterne.»
Perciò, una volta che i corpi saranno risorti, alla fine dei tempi…
«…Uno potrà godersi qui da noi la lontananza dal cielo per tutta l’eternità, in compagnia della migliore squadra di buontemponi e allegroni che si possa immaginare. Non avete idea di cosa abbiamo preparato. Grigliate e giochi di società come non ne vedrete altrove.»
Quindi la Pasqua, la Resurrezione alla fine non la disturba?
«Oh, fra noi non ne parliamo mai. Vede, coloro che ci credono non ci frequentano molto. Noi abbiamo altro a cui badare: chi pensate che organizzi le cose, sul vostro mondo?»
Grazie per l’Intervista, Eccellenza
«Ma le pare».
Buona Pasqua.
Berlicche esce, rivolgendomi uno di quei sorrisi un po’ inquietanti. «Arrivederci…»