La Chiesa e il suo popolo ne hanno viste tante in duemila anni, ma quella dei vescovi giacobini ancora ci mancava. Giacobino è colui che vuole imporre alla gente la sua personale visione delle cose, tanto più quanto è diversa da quella della gente. Le persone normali, quelle della strada, si sentono maschi o femmine, per esempio: se un politico vuole convincerli che è tutta un’illusione, che non sono nati così ma l’hanno scelto, ecco, quel politico è un giacobino. La gente, per strada, ha paura? Se un capo, politico o vescovo che sia, dice che deve andare dallo psichiatra perché i cattivi non esistono, quello è giacobino. Qualche tempo fa un mio conoscente si ritrovò «datore di lavoro» di un immigrato clandestino a sua insaputa. Andò alla polizia a denunciare il fatto e il funzionario (giacobino) gli rispose che non aveva cuore, perché quello era un poveraccio. Il senza cuore, allora, si arrabbiò e minacciò le vie legali in base a questo semplice ragionamento: quando vorrò essere buono lo deciderò io, non voi e di soppiatto a mie spese. Ebbene, gli italiani hanno paura per l’immigrazione incontrollata e selvaggia? Sono tutti cretini, parola di vescovo. Leggo in un’intervista quanto segue: «Credo che ci limitiamo troppo agli allarmismi e alle false paure». Come volevasi dimostrare. Giriamo la sentenza agli abitanti di via Padova a Milano, due passi da casa mia. Credo che il monsignore non sappia nemmeno di che si tratti. Prosegue: «Gli immigranti hanno costruito migliaia di piccole imprese nel nostro Paese e alcune danno lavoro anche a diverse persone». Questo è vero, ma i più sono bancarellari marocchini e negozi cinesi che vendono oggetti (fabbricati da schiavi) la cui utilità è tutta da dimostrare. Rivolgersi a Striscia la Notizia per informarsi sulle condizioni di lavoro nei medesimi. Ma ai giacobini non interessa la vita vera, interessa solo il rapporto redatto da qualche funzionario del loro regime: «Ci sono dati del Ministero degli Interni diffusi recentemente dal ministro Gentiloni che indicano che, nel 2015, le tasse pagate dai lavoratori migranti regolari hanno contribuito a pagare le spese dell’Italia circa il lavoro di accoglienza e ospitalità immediata degli immigranti che sbarcano sulle nostre coste». Peccato che non bastino a pagare la delinquenza degli altri, nonché la sanità e i risarcimenti per le vittime. Per non parlare del crollo del valore degli immobili delle tante Vie Padova italiane. La Germania, che sta meglio di noi, ha registrato in soli sei mesi di «accoglienza» 143mila e passa reati commessi dagli «accolti». Tutti coperti, finanziariamente, dai regolari? Ma il monsignore insiste: «Oltre a tutto questo hanno contribuito a pagare le pensioni di 600mila italiani. Quindi la presenza degli immigrati non è un peso per il nostro Paese ma qualcosa di positivo; una presenza che se gestita intelligentemente contribuisce all’economia nazionale e alla demografia nazionale, in modo da creare una società più vivace e ricca». Caro lei, qui di vivace e ricco ci sono solo le Coop e la Caritas. «Gestita intelligentemente», lei dice. L’Italia ha da sempre il problema della «scelta intelligente» dei suoi governanti, cosa di cui è assolutamente incapace. Ora ci si mette anche la Chiesa e la frittata è totale, perché la selezione dei vertici è ormai la disgrazia numero uno. Lo scisma, da molti commentatori paventato, c’è già, ma è orizzontale: il popolo cattolico va da una parte, i suoi pastori dall’altra. Almeno la smettessero di farsi intervistare. Sì, perché in un’intervista, anche se benintenzionato, devi fare l’equilibrista. Anche per non sconfessare il tuo capo.